La sequenza delle fotografie presentate, sono uno segmento di un progetto più ampio che prende radici nella anatomia urbana della città di Milano.
Il titolo è di per se stesso provocatorio e prende spunto da una opera di un autore visionario: Dino Buzzati che pur non essendo originario ha vissuto a Milano.
I presupposti di questa ricerca originano anche da alcune attuali considerazioni.
Circa il 70% della popolazione mondiale vive oggi nelle città, per cui l’ambiente urbano sarà il luogo privilegiato per gli umani, e dovrà acquisire le caratteristiche necessarie per vivere collettivamente al meglio.
La città è più della somma dei suoi abitanti, è un organismo vivente unico che si nutre del proprio territorio, e quindi dovrà nuovamente occuparsi di tutte le sue parti in una visione globale, poiché sono in stretta relazione tra loro, e ogni azione su ciascuna delle aree urbane porterà inevitabili conseguenze sulle altre.
In tutto questo possiamo riconoscere forme/interferenze che rimandano alla presenza di idee semplici e complesse in cui un’istante (una istantanea fotografica) non è di per se stessa, ma si mescola al significato del tutto ed oltre.
Secondo Flusser filosofo dei media “… il fotografo è colui che trova nell’oscurità della scatola il motivo per fotografare, egli è dunque alla ricerca di possibilità inesplorate e, così facendo, dà vita a immagini informative che realizzano nuove possibilità e portano nuove informazioni …”.