Milano, la città che corre veloce. Una metropoli cosmopolita, tollerante, la città del business, della moda, del design, moderna e funzionale, una città ripulita dalla violenza degli anni ’70, dall’inquietudine, dal rischio, dalla percezione di pericolo nelle affollate strade della movida e dello shopping. Nonostante questa immagine patinata e luccicante, così lontana dalla memoria di ciò che è stata, dall’atmosfera noir alla quale si sono ispirati scrittori come Scerbanenco, custodisce uno sguardo che svela solo a notte fonda, quando le luci si spengono, i locali si svuotano, il vociare si assopisce; quando tutto sembra anestetizzato e si respira una calma surreale. La città ti osserva. Qualcosa vibra e crepita, uno sguardo antico e brutale che giudica la vacuità e restituisce quell’inquietudine che serpeggia nel suo respiro.